mercoledì 30 maggio 2012

alleggerirsi

No, non mi sto riferendo al desiderio diffuso di liberarsi dei chili di troppo soprattutto in vista della famigerata "prova costume" e nemmeno alla necessità, in questi giorni di gran caldo, di passare a indumenti meno pesanti, bensì all'aspirazione, che da qualche tempo nutro, di eliminare dalla mia casa tutti quegli oggetti che a ben vedere non servono a nulla ma che,  per abitudine o per incapacità di staccarsi dalle cose materiali anche di poco valore, tutti o quasi ci portiamo dietro, nonostante i traslochi, nonostante lo spazio negli appartamenti sia scarso, nonostante la manifesta inutilità di molte di queste cose. Senza arrivare all'essenzialità del monaco della storiella zen, il quale possedeva solo una ciotola per bere ma dopo che ebbe visto un bambino raccogliere l'acqua nelle mani a coppa buttò via anche quella, è fuor di dubbio che le nostre abitazioni sono stipate di soprammobili, elettrodomestici, orpelli più o meno ornamentali e talvolta francamente brutti, abiti che non indossiamo più, biglietti d'auguri e lettere di trent'anni fa.... Un po' l'età che avanza, un po' il fatto che avendo mamma e suocera molto anziane vedo avvicinarsi il momento in cui dovrò svuotare le loro case, mi portano a riflettere sulla necessità di fare spazio e di cominciare a privarmi di un po' di roba: come, non so, magari attraverso mercatini dell'usato, o regali a qualcuno più interessato di me a certi oggetti. Mi capita spesso di pensare come dovevano essere le case della gente umile un secolo fa: sicuramente ospitavano l'essenziale e non di più, tanto che per fare "San Martino", ossia per trasferirsi altrove, era sufficiente un carretto sul quale erano stipate le poche masserizie, come si vede nel bellissimo film "L'albero degli zoccoli". Certo il progresso ha portato invenzioni di cui sarebbe difficile fare a meno, ma tante altre non sono altrettanto necessarie; per non parlare della quantità di ninnoli, ricordini di viaggi, oltre all'esorbitante numero di piatti, posate, vasellame e suppellettili varie spesso ereditate da parenti e talvolta mai usate. Personalmente possiedo bicchieri sufficienti a un paio di squadre di calcio, riserve comprese, che  finora non hanno fatto altro che tintinnare sinistramente quando -purtroppo ultimamente abbastanza spesso - si avvertono scosse di terremoto. Proprio questa triste evenienza mi ha portato a pensare ancora di più a come le cose indispensabili per la vita siano davvero poche: nelle tende che in questi giorni ospitano gli sfollati non ci sono di certo soprammobili. Eppure, è anche vero che ci sono oggetti dai quali è difficile separarsi, ed è pure vero che anche in situazioni di emergenza le persone tendono a crearsi, magari solo attaccando al muro una foto o portando con sé qualcosa di personale anche inutile, uno spazio individuale, estremo brandello di una vita sconvolta dalla catastrofe.
In definitiva, occorrerebbe saper operare una scelta , domandandosi: "Ci  tengo davvero a questo oggetto? Rappresenta qualcosa di importante per me?" e sbarazzandosene allegramente e senza rimpianti se la risposta è negativa. E mi raccomando, se si butta via, non dimentichiamo di fare la raccolta differenziata!

rosy

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