lunedì 21 maggio 2012

storie che spariscono

Quando si è giovani non ci si rende conto del fatto che alla morte di una persona sparisce tutta una fetta di storia: non quella che leggiamo sui libri - a volte anche quella, se si tratta di gente che ha partecipato a qualche evento importante- ma quella quotidiana, umile e familiare di cui tutti facciamo parte. Aneddoti, modi di dire, curiosità sul tale parente, informazioni sull'aspetto di un luogo nel passato, vanno perdute se qualcuno non si è preoccupato di fissarle in qualche modo prima che il depositario di  questo tesoro se ne andasse per sempre.Ancora più triste è il caso in cui la persona, giunta ad un'età avanzata, non è più in grado di ricordare perché la sua mente è in preda alla decadenza dovuta alla senilità: il forziere c'è ancora, ma è sparita la chiave. Mi è capitato di riflettere su questo fatto in questi giorni per un episodio banale: dovevo controllare il contatore dell'acqua a casa di un'anziana parente ricoverata in clinica, ma non avevo la più pallida idea di dove si trovasse e dato che la sua memoria è gravemente compromessa e che le persone che vivevano con lei non ci sono più mi trovavo in difficoltà. In questo frangente mi hanno soccorso i vicini, ma ci sono casi in cui non c'è possibilità di ritrovare l'informazione perduta e questo può anche creare problemi dal punto di vista pratico, come nell'esempio del contatore, ma soprattutto dà una sensazione di perdita che genera malinconia, anche se si tratta solo di una storiella che il nonno raccontava e che ora nessuno ricorda più con precisione.
Mio padre aveva molti modi di dire particolari e pittoreschi; spesso infarciva il suo discorso con frasi e proverbi latini e inoltre amava narrare vicende di vita militare o scolastica. Mi capita a volte di ripensare ai suoi racconti e devo purtroppo constatare che se non li metterò per iscritto prima o poi comincerò a dimenticarli. Qualcuno potrebbe dire che non è una tragedia, ma la vita di una persona è fatta anche del suo bagaglio di ricordi che a volte risalgono a narrazioni ancora più antiche udite da nonni e bisnonni, e quando questa vita finisce è bello pensare che almeno una parte di essa sopravviva nella memoria familiare.  Per questo motivo mi ha sempre attirata l'idea di ricostruire il mio albero genealogico: non sono certo ansiosa di scoprire se ho antenati illustri, ma anche solo conoscere i nomi dei miei antenati, come erano composti i loro nuclei familiari,  quanti anni sono vissuti, mi farebbe sentire  più partecipe di una catena della quale ognuno di noi rappresenta un anello né migliore né peggiore degli altri ma come gli altri necessario alla continuazione della famiglia.

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